sabato 31 luglio 2010

UN BUON ANIME


I ricordi rappresentano una delle maggiori fonti d’ispirazione per ogni forma di narrativa. Non sappiamo quanti personali frammenti del passato di Akio Nishizawa siano presenti nel lungometraggio animato Le voci della nostra infanzia, ma dato che la pellicola è ambientata nel 1956, quando il regista aveva quattordici anni, è probabile che abbiano svolto un ruolo importante. Apparentemente, la storia non racconta nulla di eclatante, concentrandosi sulla vita di un gruppo di ragazzini all’ultimo anno delle elementari, alle prese con la vita quotidiana e con un concorso canoro scolastico. Eppure, sia le vicende personali dei personaggi, sia i mille dettagli che li circondano, vanno a formare un complesso puzzle la cui composizione svela il Giappone del periodo, non solo nei suoi aspetti pratici, ma anche in quelli più profondi, quasi spirituali. Nazione messa in ginocchio da una guerra perduta e dalla messa in crisi di alcuni valori tradizionali, cerca faticosamente un nuovo equilibrio tra passato e futuro, in un presente ricco di difficoltà ma anche di opportunità. La crescita del giovane Akira e dei suoi compagni non è che la metafora della ricostruzione del Giappone, che passa inevitabilmente per la formazione dei suoi cittadini più giovani, splendidamente caratterizzati dall’ottima sceneggiatura. Di fronte all’evidente spessore narrativo, si perdona volentieri un’animazione non eccelsa accompagnata da un disegno non spiacevole ma semplice e con qualche evidente difetto (come il pallore cadaverico di alcuni personaggi femminili).

Titolo: Le voci della nostra infanzia
Titolo originle: Furusato Japan (“Giappone, la nostra patria”)
Anno: 2007
regia: Akio Nishizawa
Sceneggiatura: Akio Nishizawa
Durata: 96 minuti
Prezzo: 25,00 euro
Editore: Kaze

mercoledì 28 luglio 2010

PIÙ GIAPPONE A LUCCA


Nella prossima Lucca Comics verrà ingrandita l'area dedicata al Giappone. La manifestazione del mondo del fumetto e del gioco di ruolo, infatti, ha deciso di ampliare quello che viene chiamato 'Japan Palace' e che si trova nell'ex Real Collegio. Quest'anno, l'area a disposizione comprenderà due chiostri e numerose sale, dove sara' possibile avvicinarsi alla cultura giapponese. Sarà così possibile assistere alla cerimonia del the, imparare ad indossare il tradizionale kimono e avvicinarsi alla musica giapponese e alle forme di poesia tipicamente giapponese come l'aiku.

sabato 24 luglio 2010

KEI KISHIMOTO


Il manga Gantz, di Hiroya Oku, è una misteriosa storia di fantascienza per cui, dopo essere morti, un gruppo di ragazzi si ritrova in una stanza in compagnia di una sfere nera che li invita a intraprendere uno strano gioco, per cui devono eliminare mostruosi nemici con armi avveniristiche. Tra i personaggi vi è anche Kei Kishimoto, una prosperosa ragazza che, stanca di una vita fatta solo di studio, decide di suicidarsi. Ma dopo essersi tagliata le vene nella vasca da bagno, compare nella stanza di Gantz completamente nuda. Un viso molto carino e un corpo mozzafiato sono le sue principali caratteristiche. Nel disegnarla, Oku si è ispirata alle idol giapponesi, stelline dello spettacolo che contano più sull’aspetto fisico che non su doti artistiche. Questo spiega il suo prorompente seno, abbondantemente esposto in questo modello come nel manga. Certo, combattere in bikini non deve essere facile, ma è il prezzo da pagare per entrare a far parte dei sogni erotici dei lettori adolescenti.
Chi volesse acquistare la statuetta può provare a scrivere a fioridiciliegio@alice.it

LA SCHEDA
Altezza: 12 cm
Scala: 1:8
Dipinta: sì
Materiale: PVC
Origine: manga/anime
Produttore: Yamato
Scultore: Naoki Nishimura
Anno di produzione: 2004
Prezzo: 5.040 yen

giovedì 22 luglio 2010

UN ARCOBALENO PER GON


L'italiana Rainbow (responsabile del successo delle Winx) e la coreana Daewon Media hanno firmato un accordo per la distribuzione televisiva e il licensing, in Europa, della nuova serie in animazione 3D Gon. Daewon, una delle maggiori aziende d'animazione coreane, ha infatti iniziato la produzione della nuova serie 3D Gon che verrà ultimata a fine 2011. La serie, ovviamente. è un adattamento del manga Gon, di Masashi Tanaka ed edito da Kodansha, incentrato su un piccolo e pestifero dinosauro (il Gon del titolo).

fonte: rivista Toy Store
per l'immagine ©Masashi Tanaka/Kodansha Ltd.

ESTATE

venerdì 9 luglio 2010

VERGOGNA!


Sul sito del Manifesto (a cui rimandiamo) il 4 luglio è apparso un interessante articolo sulla vergognosa censura che attualmente viene applicata in Giappone allo sterminio di delfini. Riportiamo una parte dell'articolo qui sotto, nella speranza che la diffusione della notizia aiuti in futuro a evitare tali massacri.
"Brutto giorno ieri per il Giappone e per i giapponesi. Intolleranza, minacce, e picchetti volanti (minuziosamente concordati con la polizia..) dei soliti nazionalisti hanno ancora un volta impedito che il pubblico possa tranquillamente vedere THE COVE, il documentario (Premio Oscar, quest’anno) americano che denuncia il massacro annuale dei delfini a Taiji. Il docufilm, che a volte cede al fascino degli effetti sociali e nel commento è decisamente un po’ fazioso (e allora?) era stato regolarmente programmato dai grandio circuiti della distribuzione, ma una massiccia ed efficace campagna intimidatoria (migliaia di telefonate minatorie compiute contro i gestori, i distributori, perfino lo staff dei cinema) ha fatto cambiare idea, uno dopo l’altro, a tutti i grandi cinema. Resta il piccolo, ma molto attivo e capillare, circuito d’essai. A Tokyo e Yokohama ieri, due piccoli cinema hanno finalmente proiettato il film, ma il tam tam organizzato dai nazionalisti è riuscito a tenere lontano il pubblico. Così, davanti a Image Forum, una sorta del romano Filmstudio, ieri mattina c’era solo gli “addetti ai lavori”: fascistoni “a ore”, poliziotti e giornalisti. Quesi ultimi divisi in due gruppi ben distinti (dalla polizia…): gli stranieri, impegnati a riprendere i nazionalisti e i loro slogan pittoreschi (“porci stranieri”, “rispetto per il Giappone”, “noi mangiamo i delfini, voi i bambini” etc etc) e i media locali, interessati invece a intervistare, e riprendere, i giornalisti stranieri. “Ma tu da dove vieni?”, “Ma in Italia ci sono delfini?”, “Ma è vero che voi mangiate i conigli” etc etc.
Alla fine, a rimetterci sono i giapponesi. Che all’estero continuano ad essere (ingiustamente) accusati di essere dei barbari massacratori (e divoratori) di delfini , mentre in patria continuano ad essere addirittura all’oscuro che, in una sperduta e nascosta baia di Taiji, nel sud del Giappone, ogni anno, un piccolo gruppo (al massimo una trentina, riuniti in una cooperativa chiusa) di pescatori paraculi (il lucroso business degli acquari internazionali è la loro UNICA motivazione) e senza scrupoli continua una “tradizione” che non c’è. Uccidere i delfini non è una tradizione gastroculturale (visto che oltre il 90% dei giapponesi non l’ha mai mangiata), ma puro business. Di cui, diciamocelo, siamo un po’ tutti responsabili, visto che quando portiamo i nostri figli nei delfinari, ad ammirarne le evoluzioni, alimentiamo, direttamente, il commercio di questi mammiferi e il gruzzolo dei pescatori di Taiji."

fonte : blog.ilmanifesto.it/furore/2010/07/04/al-giapponesi-non-far-sapere/

VEGETARIANESIMO CONTRO DEPRESSIONE


Una ricerca del National Center for Global Health and Medicine di Tokyo, diretta dal dottor Akiko Nanri, ha portato alla conclusione che una dieta vegetariana è di aiuto contro la depressione, sia per prevenirla che per combatterne i sintomi.
Un effetto benefico che migliorerebbe nel caso tale dieta fosse filo orientale, ovvero ricca di alimenti tipici della cucina giapponese (soia, carote, zucche, funghi, vegetali verdi, cavoli cinesi, rape, ravanelli, verdure, tofu, alghe, patate, frutta e tè verde).La squadra del National Center ha lavorato con 500 volontari, facendo compilare 2 questionari distinti. La prima serie di domande riguardava le abitudini a tavola, la seconda eventuali sintomi depressivi.
Mettendo assieme i dati, è stato innanzitutto notato come gli stili alimentari ricadessero in tre categorie: la classica occidentale, basata su una ricca colazione, la dieta a base di grassi animali e, infine, quella a base vegetale.
Successivamente, tali modelli sono stati messi in rapporto ai sintomi depressivi dei proprietari. Nanri e colleghi hanno così scoperto come la dieta vegetale del Giappone riducesse del 44% i sintomi della depressione rispetto agli altri 2 sistemi.

Fonte: A Nanri, Y Kimura, Y Matsushita, M Ohta, M Sato, N Mishima, S Sasaki, T Mizoue, "Dietary patterns and depressive symptoms among Japanese men and women", European Journal of Clinical Nutrition