domenica 11 novembre 2012

L'UOMO CHE CAMMINA



Siete mai stati a Tokyo? Se sì, quanto state per leggere vi sembrerà scontato, se no faticherete a immaginarvelo. Ogni europeo che, sceso dal treno che collega l'aereoporto alla città, mette piede sul suolo di questa megalopoli ne rimane immediatamente frastornato. La moltitudine di persone, gli odori, i suoni, la frenesia che coinvolge tutto e tutti lo stordiscono e paralizzano. È appena entrato in un mondo dove tutto è moltiplicato, dove le linee della metropolitana sono decine, dove i negozi di ogni tipo sono migliaia (più di 500.000 solo i ristoranti o simili), dove le persone sono milioni (circa dodici), e dove tutti generalmente hanno fretta, perché devono correre in ufficio, a scuola, a casa. Un universo in movimento, e totalmente alieno, colpisce i sensi dello straniero (gaijin, dicono i giapponesi) e ne confonde la mente. Ovviamente col passare del tempo ci si abitua ai nuovi ritmi, si impara a distinguere le linee della metropolitana e si apprezza la possibilità di scelta data da tanti ristoranti, così come si cerca di orientarsi in una città che non dà i nomi alle vie, e di sopportare le indicazioni sonore utilizzate ovunque (semafori, fermate della metropolitana, auto in retromarcia ecc.). Restano, almeno per chi scrive, delle situazioni assolutamente insopportabili (e quindi da evitare), come la metropolitana nell'ora di punta, dove si sta tanto stretti che del personale apposito, in eleganti guanti bianchi, ha l'incarico di spingervi e pressarvi ben bene prima della chiusura delle porte automatiche. Ma lo straniero, il turista, l'uomo d'affari in visita, sono abbastanza fortunati: il loro tempo di permanenza è breve, e generalmente possono permettersi di evitare ciò che è sgradito, viaggiare negli orari migliori, godersi la città quando tutti sono al lavoro. Per il giapponese medio, invece, tutto ciò dura per sempre, e per quanto possano sembrargli normali i lunghi orari di lavoro, le ore pigiati in metropolitana, la totale mancanza di solitudine, la frenesia quotidiana, non rappresentano certo un invidiabile standard di qualità della vita. 
Jiro Taniguchi, che a Tokyo vive e lavora, di questo si è accorto da molto tempo e ha voluto fornire ai suoi connazionali, ma anche a noi occidentali (le cui città assomigliano sempre più a quelle giapponesi) una ricetta contro il malessere da metropoli. 
"L'uomo che cammina" è un invito a rallentare, a "consumare" più lentamente (e quindi ad "assaporare" meglio) i dettagli quotidiani, i semplici accadimenti di ogni giorno, e – perché no? – i piccoli imprevisti. Ecco quindi che anche un acquazzone estivo può essere affrontato col sorriso sulle labbra, godendo di un po' di frescura; mentre perdersi per i vicoli può significare scoprire dettagli piacevoli, incontrare persone sconosciute. Certo, l'uomo che cammina ha la fortuna di vivere vicino alla campagna, ma ha compreso che basta poco per avvicinarsi alla natura, magari la compagnia di un animale domestico, con cui condividere lunghe passeggiate e una visione più semplice e rilassata del mondo che ci circonda. "Osservare" è la parola d'ordine di questo fumetto, osservare tutto con tranquillità. Ecco il perché di tante tavole mute: inutile spiegare a parole quanto si può comprendere semplicemente guardando. E il tratto accurato e piacevole di Taniguchi ben si presta a questo approccio silenzioso. Quasi fotografico, fissa sulla carta panorami e dettagli, piante e animali, pioggia e sole. Pare quasi di esserci, in quei vicoli cittadini e in quelle strade di campagna… Ma perché accontentarci di sognarli, di apprezzarli sulle pagine di un fumetto? Sicuramente a pochi passi dalla porta di casa nostra esiste un piccolo giardino, o una viuzza piena di botteghe, una strada antica, un albero che ospita qualche passero, un orto botanico e chissà cos'altro: dobbiamo solo uscire e osservare, con calma.



L'uomo che cammina è apparso per la prima volta in Giappone sui numeri speciali di Morning Party, supplementi del settimanale Morning della Kodansha, dal numero 30 del 1990 al numero 47 del 1991 per poi essere raccolto in volume. In Italia è stato pubblicato nel 1991 da Panini Comics (che recentemente lo ha ristampato in una nuova edizione), portando Jiro Taniguchi all'attenzione del pubblico di appassionati di manga.
Autore di testi e disegni è Taniguchi, ma un contributo fondamentale lo si deve al suo editor nipponico. Fu infatti Tsutsumi Yasumitsu, una delle colonne portanti di Morning, a suggerirgli l'idea di incentrare una serie di racconti su un uomo che cammina. Tra l'altro, questo fatto mette in risalto quanto sia importante la figura del redattore nella sviluppata industria nipponica del fumetto, ove le storie di una artista, seppure abile e famoso come Taniguchi, vengono attentamente vagliate dalle redazioni, sempre pronte a intervenire con suggerimenti e consigli.

1 commento:

  1. editor? redaziojni? suggerimenti? consigli? Ah, ma stai parlando di un altro pianeta, per un attimo ero frastornato... ;-)

    RispondiElimina