I manga vantano una straordinaria capacità nell’autoraccontarsi. Il fumetto giapponese non solo non ha remore nel portare sotto la lente se stesso e i propri autori, ma sa farlo sia con ironia sia con grande rigore documentaristico. Cosa ancora più importante, è in grado di rendere avvincente anche ciò che, a un occhio poco allenato, potrebbe apparire come noiosa routine quotidiana, mentre al contrario è una scoppiettante miscela di sogno e sacrificio, di perseveranza e sregolatezza. I manga che narrano se stessi, che si citano e si autoderidono, che divengono metafumetto sono più numerosi di quanto si creda.
PRIMA TAPPA: TEZUKA
Moltissime informazioni sulla storia dei manga ormai si trovano nei manga stessi. Diversi autori hanno infatti raccontato la storia del fumetto giapponese attraverso biografie e autobiografie, saggi illustrati e raccontini posti in appendice ai volumi. Già Osamu Tezuka, soprannominato il “dio dei manga” a causa del suo impatto sul medium, talvolta raccontava la genesi delle sue opere in fondo ai volumi. È quanto accaduto in Astro Boy (Tetsuwan Atom in originale, la serie comincia nel 1952 ma le tavole in questione vengono aggiunte in ristampe successive), di cui è lo stesso Tezuka a svelare la genesi in una sorta di miniserial a puntate di tre tavole ognuna. Sempre Tezuka è al centro di due biografie che non solo fanno luce sulla sua figura e sulla sua opera, ma forniscono un quadro del mondo dei manga in generale, mostrandone l’evoluzione dal dopoguerra (quando Tezuka cominciò a diventare popolare) fino agli anni Ottanta (l’artista scompare nel 1989). La prima, Osamu Tezuka – una biografia manga (in originale Tezuka Osamu Monogatari) è quasi un’autobiografia – anche se realizzata nel 1992, dopo la morte del “protagonista” – dato che a firmarla è la Tezuka Production, lo studio/casa di produzione che gestisce tutte le opere del maestro. Con un tratto vicino a quello di Tezuka, anche se più freddo e meno spontaneo, e sfruttando alcuni dei suoi personaggi quali narratori, i quattro volumi che compongono l’opera si dipanano lungo la vita del “manga no kamisama”, ne approfondiscono le opere e immergono il tutto nel contesto storico, scattando così delle polaroid sul mondo dei manga in generale.
La seconda biografia, Tezuka secondo me (in originale Boku no Tezuka Osamu, del 1994), pur mantenendo un taglio documentaristico parte da una prospettiva maggiormente personale. Il suo autore, Takao Yaguchi, noto mangaka a sua volta (è per esempio l’autore di Sanpei ragazzo pescatore) riesce fara convivere nel corposo volume la propria biografia con quella di Tezuka, raccontando la personale scoperta dei manga del sensei e quindi l’influenza che questi ultimi hanno avuto sui suoi manga, oltre che sul pubblico di ragazzini giapponesi in genere. Mescolando sapientemente la vita quotidiana giapponese con la storia di Tezuka e la propria, Yamaguchi crea una vicenda ricca di curiosità che si legge d’un fiato pur essendo composta da quattrocento tavole.
STORIA DEI MANGA
La “via della biografia” viene seguita anche da altri artisti. Negli anni Settanta, Fujiko Fujio (pseudonimo dietro il quale si cela il duo di autori composto da Motoo Abiko e Hiroshi Fujimoto, i creatori di Doraemon) firma la serie in venti volumi Manga Michi (“La via del manga”). Ne sono protagonisti Michio Maga e Shigeru Saino, evidenti controparti cartacee di Abiko e Fujimoto, due ragazzini innamorati dei manga e degli anime. Incontratisi nel 1951 a scuola, i due cominciano a realizzare propri manga, studiano le opere di Tezuka (all’epoca molto attivo), inviano storie a Shonen Magazine, rivista che pubblica manga realizzati da studenti. Gli autori romanzano insomma la propria vita e la propria collaborazione e, nel farlo, ancora una volta raccontano i manga che stanno intorno a loro. Inoltre, i due svelano qualche trucco del mestiere. Mostrano come realizzare rudimentali cartoni animati disegnando sui bordi di un quaderno e facendo “flippare” le pagine con le dita. Scoprono che, osservando un disegno attraverso un bicchiere pieno d’acqua, il tratto diviene tremolante e tutto appare avvolto nel ghiaccio. Svelano le varie fasi del disegno: matita, china, ecc. Scorrendo le tavole, il lettore non solo diviene partecipe della loro avventura nel mondo dei manga, ma si fa un’idea precisa sul modo in cui un manga viene realizzato. Il tratto utilizzato è molto semplice, quasi infantile, nella migliore tradizione di Fujiko Fujio, ma sarebbe un errore considerare Manga Michi una serie per bambini, poiché, oltre a fornire una gran mole di informazioni sui manga e sulla loro creazione, è sicuramente coinvolgente e di piacevole lettura anche per un pubblico adulto.
Negli anni Duemila, muovendosi lungo la medesima lunghezza d’onda ma con un taglio maggiormente realistico, Yoshihiro Tatsumi scrive e disegna A Drifting Life, un volume di oltre 800 pagine in cui ripercorre la propria vita e carriera di mangaka dal 1945 al 1960. Estremamente minuzioso nel raccontare il fermento creativo che travolge il mondo del fumetto negli anni Cinquanta, Tatsumi snocciola una miriade di informazioni sui manga del tempo, mostrandone anche molte tavole. Materiale di grandissimo interesse per lettori e studiosi dei manga, dato che la maggior parte di quei titoli non è più reperebile neanche in Giappone. Tatsumi racconta anche l’ascesa di Tezuka, che incontra personalmente, ma presto il suo modo di fare manga si discosta da quello del “dio dei manga” per incamminarsi sulla via del gekiga, letteralmente “immagini drammatiche”, filone di cui è il fondatore e che punta su storie realistiche e drammatiche, che si staccano dal semplice intrattenimento avventuroso.
MANGA PER RIDERE
Vero e proprio specialista di manga sui manga è Kazuhiko Shimamoto, noto tra i suoi stessi colleghi per il fervore che mette nella professione di mangaka e a cui ha dedicato più di una serie. Sua è la lunga saga Pen, nata nel 1991 come volume unico col titolo Moeyo Pen, poi divenuta Hoero Pen (2001, 13 volumi) e Shin Hoero Pen (2005, 11 volumi), conosciuta anche come Comic Bomber e pubblicata in Italia col titolo Manga Bomber. Il protagonista, Moyuru Honoo, è un mangaka moderno perennemente alle prese con le deadline, le date di consegna, e con i mille problemi di una professione divertente ma anche assai frenetica. Come se non bastassero le difficoltà del lavoro e del vivere quotidiano, Moyuru deve affrontare anche killer che vogliono farlo fuori perché non apprezzano i suoi fumetti e rapinatori che si ispirano alle sue storie. Per non parlare del suo incubo quotidiano, Masked Editor, una ragazza mascherata mozzafiato che ha il compito di far rispettare le scadenze ai fumettisti. Il disegno è ricco di esasperazioni, come il pennino dell'artista che prende fuoco a causa dell'eccessiva velocità con cui disegna e le abbondanti linee cinetiche, che ricordano i manga sportivi. Il titolo è divertente e consigliato sia agli appassionati di manga che ai loro detrattori che desiderano riderne, mentre in appendice vengono ospitate delle utili lezioni a fumetti per diventare veri mangaka.
Kazuhiko Shimamoto firma anche il recentissimo (2008) Aoi Hono attualmente in corso di pubblicazione presso la nipponica Shogakukan. Il protagonista è sempre Moyuru Hono, ma questa volta le sue avventure sono precedenti a quelle di Manga Bomber, risalgono cioè agli anni Ottanta, quando è ancora uno studente che sogna di diventare un autore di fumetti. Divora quindi i manga di Rumiko Takahashi e Mitsuru Adachi, le cui tavole fanno più volte capolino nella serie, e si esercita a riempire i fogli bianchi con disegni e storie. Come consuetudine dell’autore, situazioni realistiche e umoristiche si mescolano in una narrazione serrata.
Visto che si parla di Shimamoto, va almeno citato anche Captain Animate, serie il cui protagonista, Anizawa Meito, questa volta non è un mangaka o un aspirante tale, ma un commesso, anzi uno store manager, di una nota catena specializzata nella vendita di manga e anime, quella stessa Animate che ne pubblica le avventure sul proprio catalogo/rivista mensile offrendo un nuovo punto di vista sul mondo dei manga.
MANGAKA MODERNI
Tra le più recenti (2008) produzioni di Jiro Taniguchi vi è Fuyu no Dobutsuen (Zoo d’inverno nell’edizione italiana), volume unico il cui personaggio principale, Hamaguchi, decide di intraprendere il lavoro di mangaka alla fine degli anni Sessanta. Sono certamente presenti elementi autobiografici, ma il protagonista non è l’autore. Dopo alcune vicisitudini, Hama comincia a lavorare come assistente nello studio di Jiro Kondo, professionista già affermato. Vengono così svelate le meccaniche interne di uno studio, ove oltre al mangaka titolare lavora un buon numero di assistenti (possono superare anche la decina) adibiti a compiti vari: inchiostrare le matite, riempire le campiture nere, applicare i retini, cercare la documentazione fotografica, ecc. Gli assistenti non sono tutti uguali, ma sono sottoposti a una vera e propria gerarchia che vede i più esperti e capaci ai vertici. Tra l’altro, nello studio di Kondo è spesso presente anche una redattrice della rivista per cui lavora, il cui compito è far rispettare le ferree scadenze. Così, mentre il giovane Hama impara la professione e si innamora di una coetanea, il lettore è rapito dal tratto pulito e dettagliato, dalle tavole ricche di vignette e dalla scoperta di un mondo del lavoro fatto di dure regole e aspirazioni non sempre soddisfatte.
Diretto a un pubblico più giovane, e non a caso serializzato sulla rivista Shonen Jump, Bakuman è una serie del 2009 di Tsugumi Ohba (testi) e Takeshi Obata (disegni). Ideale per chi vuole imparare a realizzare manga, Bakuman mostra in modo dettagliato l’uso degli strumenti del mestiere (matite, pennini, retini, curvilinee), ma lo fa all’interno di un vivace contesto narrativo. I protagonisti, Mashiro e Takagi, sono due giovanissimi (frequentano ancora la scuola) aspiranti mangaka, che si gettano a capofitto in una professione di cui conoscono bene non solo gli aspetti positivi ma anche i rischi, tra cui quello di non riuscire a “sfondare” e quindi sopravvivere. I due sono inoltre spinti da diverse motivazioni, mentre Takagi vanta una passione sfrenata per il medium, Masashiro è motivato dall’amore per la coetanea Azuki. Ha infatti scoperto che quest’ultima intende diventare una doppiatrice di anime e, se lui riuscirà a disegnare un manga abbastanza popolare da essere trasposto in animazione, la fanciulla potrà doppiare uno dei personaggi. Come spesso accade nei manga per adolescenti, le tematiche scolastiche e sentimentali si fondono col filone principale, supportate tra l’altro da un bel tratto, moderno e ricco di dettagli.
PROFESSIONE DRAMMATICA
La vita del mangaka non è una passeggiata, e a gettare una luce sinistra su una professione tanto ambita da molti giovani, non solo giapponesi, pensa Hideo Azuma col volume unico Shisso Nikki (“Diario di una sparizione”). Autore divenuto molto popolare tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, grazie a svariate serie che vanno dall’umoristico all’erotico, Azuna viene travolto dal proprio successo. Al lavoro contemporaneamente su più titoli, è costantemente sotto pressione e non riesce più a rispettare le impietose deadline, rischiando di perdere il lavoro. Alla fine cede, divenendo prima un barbone e poi un alcolista. Gli anni Novanta sono per lui un calvario durante il quale lotta faticosamente con i propri problemi, alternando la vita da senzatetto con quella di operario. Quando riesce faticosamente a risalire la china, decide di raccontare le proprie esperienze in Shisso Nikki. Anche se il tratto è umoristico e la narrazione distaccata, il dramma di quei lunghi in anni vissuti a corrente alternata dentro e al di fuori della società, oltre che dentro e fuori il mondo dei manga, sono una testimonianza toccante della durezza della professione di mangaka e della società giapponese, un monito per chi desideri entrare a far parte dell’apparentemente dorata industria del fumetto nipponico. A volte, la cosa peggiore che può succedere ai sogni è che si avverino…
Le immagini in ordine di apparizione.
Tavola di Astroboy in cui Tezuka disegna Tezuka. ©Tezuka Prod.
Copertina di Manga Michi. ©Fujiko Fujio
Immagine da Zoo d’inverno. ©Jiro Taniguchi
Copertina del settimanale Shonen Jump dedicata a Bakuman. ©Shueisha, Inc.